Economista indiano. Dopo aver compiuto gli
studi primari in India, si laureò a Cambridge. A partire dal primo
incarico del 1956, occupò la cattedra di Economia presso numerose
università indiane (a Calcutta e a Delhi), inglesi (Oxford e Trinity
College di Cambridge) e americane (Harvard University). Il suo lavoro di
studioso e la sua ricca produzione bibliografica lo segnalano come figura di
grande rilievo nel panorama della scienza economica, riferimento irrinunciabile
per un approccio ai problemi economici che non elida i concetti di etica e di
uguaglianza. Attraverso prospettive analitiche e strumenti di indagine empirica,
infatti,
S. non solo ha saputo conciliare ricerca teorica e ricerca sul
campo, ma ha soprattutto impostato un metodo che ponendo delle domande sulla
realtà indagata permette di cogliere l'area di intervento per risolvere
(e non solo descrivere) un problema. Così, ad esempio, partendo dalla
domanda generale ma sostanziale "in quale modo bisogna vivere?",
l'analisi di
S. si focalizza sugli standard di vita e non sulla semplice
allocazione delle merci sul mercato; l'analisi dei consumi e dei redditi si
allarga a contemplare come l'uso delle merci e il reddito (inteso come aggregato
monetario) incidano sull'uomo e sulle relazioni interne al contesto sociale. Si
deve alla ricerca di
S. il fatto che alcuni settori degli studi economici
oggi rileggano il concetto di sviluppo tenendo conto di categorie quali
libertà, differenze di genere, livello di vita attesa, analfabetismo,
mortalità infantile; che i problemi della povertà possano essere
considerati in quanto passibili di soluzione e non in quanto oggetto di asettica
descrizione; che sia possibile ragionare in economia in termini di
pursuit of
happiness (economia del benessere), cioè di giustizia
distributiva, sviluppo, razionalità degli assetti e delle strategie
istituzionali in alternativa a povertà, genocidio, carestia, ecc. La
consolidata fama internazionale raggiunta da
S., grazie anche alla
comprovata utilità degli strumenti da lui affinati per la misurazione del
reddito economico reale di una nazione (sottratta all'approccio riduttivo della
semplice variazione del PIL), lo designa come figura alternativa alla scuola di
tipo liberista, benché da alcune parti si sia cercato di ridurne la
rilevanza negandogli la qualifica di economista puro, per attribuirgli quella di
sociologo o al più di economista-filosofo. Per la scientificità
della sua linea di indagine depone tuttavia il conferimento a
S. del
premio Nobel per l'economia per il 1998. Saggi di
S. di grande rilievo
(dedicati al
welfare e alle scelte collettive) risalgono già al
1970:
Growth economics (1970),
Collective choice and
social welfare (1971);
On economic inequality (1973). In Italia le
sue opere sono state diffuse solo alcuni anni più tardi; fra quelle in
traduzione italiana citiamo:
Scelta, benessere, equità (1982);
Etica ed
economia (1987);
Risorse, valori e sviluppo (1984);
La disuguaglianza: un esame
critico (1992);
Laicismo indiano (1997);
Lo sviluppo è
libertà (2000);
Globalizzazione e libertà (2002);
La democrazia degli
altri (2004) (n. Santiniketan, Bengala 1933).